novembre 26th, 2010

“Problemi di libertà” di Hans Jonas

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“Problemi di libertà” di Hans Jonas [Aragno, 468 pp., 35 eur]

© – FOGLIO QUOTIDIANO, 22/11/10

Il tedesco Hans Jonas, scomparso novantenne nel 1993, è stato uno dei maggiori pensatori del XX secolo. Allievo di Husserl, Bultmann e Heidegger, egli concentrò la sua attenzione dapprima sulla questione della gnosi e, successivamente, emigrato negli Stati Uniti all’indomani della Seconda guerra mondiale, si interessò di filosofia della natura e di biologia. Nella terza fase della sua speculazione, il pensatore germanico spostò decisamente il baricentro delle proprie ricerche verso le questioni etiche: nel 1979 uscì il suo celebre lavoro “Il principio responsabilità”, nel quale vengono denunciati con forza i gravi rischi connessi con l’affermarsi della civiltà della tecnica. Jonas è convinto che il trionfo dell’uomo produttore (faber) sull’uomo conoscitore (sapiens) condurrà l’umanità verso un esito nichilistico: dinanzi a questa allarmante prospettiva, è necessario che si affermi una nuova morale, capace di salvare l’uomo dall’autodistruzione, una morale della responsabilità che insegni a ciascuno a sentirsi custode e difensore dei propri simili, in particolare dei posteri che erediteranno il mondo e la società che saremo stati in grado di costruire. Nel contesto di queste riflessioni si situano pure quelle su due temi di straordinaria rilevanza che, fin dall’antichità, hanno affascinato e inquietato i filosofi: quello del male e quello della libertà. Jonas li affronterà tutti e due, mettendoli in relazione con la tragedia dell’Olocausto e, il secondo in particolare, con alcuni personaggi e momenti della storia del pensiero occidentale. Lo scritto “Problemi di libertà”, finora inedito in Italia, e oggi a disposizione degli studiosi grazie all’impegno di Emidio Spinelli e Angela Michelis, appartiene a quella fase della speculazione jonasiana e raccoglie i testi di alcune lezioni tenute da Jonas nel 1970 alla “New School for Social Research” di New York. La prima sezione del libro è dedicata ad approfondire l’idea di libertà elaborata dal pensiero greco classico, con una speciale attenzione per il contributo proprio dello stoicismo; vi è poi una breve discussione sulle novità apportate dall’ebraismo, a cui segue la terza parte dell’opera, imperniata sull’analisi della concezione cristiana della libertà, quella elaborata da san Paolo e, soprattutto, da sant’Agostino. Come è noto, la dottrina agostiniana della libertà si venne precisando in occasione della polemica che il Vescovo di Ippona ebbe con il monaco britannico Pelagio, il quale diffondeva con grande successo la convinzione che l’uomo potesse salvarsi con le proprie forze, grazie a un costante e severo impegno morale. Agostino comprese che se le tesi pelagiane avessero trionfato, il messaggio cristiano sarebbe stato svuotato del suo contenuto salvifico: il cristianesimo infatti è basato sulla certezza che sia Dio a salvare l’uomo, il quale, senza l’aiuto divino (la grazia) sarebbe irrimediabilmente condannato al fallimento. D’altro canto, per il filosofo di Tagaste è evidente che se accreditiamo l’idea che l’uomo possa salvarsi con le proprie forze, dobbiamo ammettere la sostanziale inutilità della redenzione operata da Cristo mediante la sua incarnazione, morte e resurrezione. Ma se è Dio che salva, decidendo il destino di ciascun uomo (predestinazione), dove va a finire la libertà? Alcune tra le più acute riflessioni di Jonas sono dedicate proprio a delucidare questo punto nevralgico, e non v’è dubbio che il pensatore tedesco preferisca schierarsi con Pelagio: ai suoi occhi, nell’agostinismo, che lascia l’iniziativa nelle mani di Dio, è insito il rischio di deresponsabilizzare l’uomo, un rischio che per l’autore de “Il principio responsabilità” non era accettabile.

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